COS’E’ IL MONFERRATO

È una terra ricca di storia con tanti borghi medievali, castelli e luoghi storici da visitare. Il Monferrato è una zona del Piemonte che comprende le province di Asti e Alessandria, un’area completamente collinare.

Il Monferrato è stato inserito nel Patrimonio Unesco, assieme a Langhe e Roero, per la sua particolarità unica di territorio.

Oggi l’area del Monferrato è delimitata a sud dai corsi del Tanaro, del Belbo e della Bormida e a nord dal corso del Po. Del Monferrato fanno parte il Monferrato Casalese, il Basso Monferrato Astigiano, l’Alto Monferrato Astigiano e l’Alto Monferrato di Acqui, Ovada e Gavi.

Il basso Monferrato, dove si trova il Comune di Penango, è un territorio collinare dove il clima è influenzato sia dalle Alpi sia dal mare: il semicerchio di montagne offre protezione dalle perturbazioni provenienti da nord ed ovest limitando le piogge e mitigando il freddo invernale. Qui la natura ha creato un territorio ideale per la vigna, ma la bellezza e la particolarità di questo territorio, rispetto ad altre zone vitivinicole è la varietà del paesaggio, che lascia ancora molti spazi a zone selvagge, prati e boschi.

Per ogni periodo dell’anno possiamo trovare sempre manifestazioni per allietare le giornate, tra le più importanti non possiamo dimenticare il Palio di Asti la prima domenica di settembre.

Anche per i più golosi esistono paradisi per il palato in ogni angolo del Monferrato. Nel periodo tra settembre e ottobre, durante la vendemmia, tutti gli agriturismi e le aziende agricole propongono weekend a tema, è possibile passare giornate nelle vigne lavorando con i contadini, e la sera festeggiare con del buon Barbera e magari una bella razione di bagna cauda per finire la cena con una torta di nocciole piemonte docg.

Una vacanza in Monferrato è capace di unire benessere, cultura, natura, arte, enogastronomia e sport. Gli amanti della cucina trovano osterie, ristoranti gourmet, locali dove assaporare i sapori tradizionali e la varietà di prodotti tipici di questo territorio, in abbinamento ai famosi vini monferrini. Castelli, musei e percorsi artistici, anche en plein air, offrono un soggiorno che unisce natura a buona cucina e cultura, mentre il relax è assicurato dai numerosi itinerari nel verde tra i boschi e vigneti.

Mille anni di storia della lingua piemontese

Mille anni di storia della lingua piemontese, a torto considerata un dialetto di serie B rispetto alla lingua italiana, dimenticando che l’italiano altro non è che un dialetto “toscano” trasformato in lingua nazionale che, peraltro, non è riuscita a sradicare la pratica di pensare, scrivere e parlare in piemontese.

Era la lingua di tutti personaggi più celebri del Risorgimento: in piemontese si svolse il dibattito parlamentare del 17 marzo 1861 per la proclamazione dell’Unità d’Italia ed in piemontese si parlarono nello storico incontro di Teano, Re Vittorio Emanuele I e Garibaldi.

Sono diverse le fonti della lingua piemontese che si perdono nel tempo. Le prime tracce di piemontese risalgono attorno all’anno mille per arrivare ai Sermoni Subalpini, le sacre rappresentazioni sui sagrati delle chiese e quindi le grandi figure che hanno segnato una storia letteraria che non ha nulla da invidiare ad altre letterature.

L’astigiano Giovan Giorgio Alione e la sua “Operajucunda”, i sentimenti rivoluzionari di Edoardo Ignazio Calvo, la personalità battagliera ed anticonformista di Angelo Brofferio che Re Vittorio manda a prendere in prigione per farsi cantare le sue ballate, il teatro piemontese dei Bersezio e dei Toselli, il giornale “Birichin”, la rivista dei “Brandé”, Pinin Pacot, Nino Costa…

Per arrivare ad oggi ed avvertire l’urgenza e la necessità di riscoprire non più solo a livello di elite, ma di popolo, l’importanza di non perdere il collegamento “vivo” con la lingua piemontese.

Dobbiamo riprendere a parlare la lingua piemontese con i bambini e far capire che non è la nostra lingua, ma la loro.

Le parlate locali e regionali, lingue, vernacoli o dialetti che siano, rappresentano le tessere preziose di un unico artistico mosaico nazionale. Staccarle, o lasciarle cadere significa sfregiare un patrimonio culturale comune. E allora, difendiamole, promuoviamole e non facciamole morire. Sono il legame con il nostro passato: sono le radici che affondano nella storia di ieri; sono il DNA della nostra identità culturale.

Per scoprire il tartufo

Per scoprire il tartufo bisogna venire in Monferrato. Paesi di collina dove dominano paesaggi mozzafiato color pastello. Specialmente in autunno, quando la nebbia crea atmosfere ancora più suggestive. Valli piantate a vigna, distese di giovani noccioli, fitti boschetti, campi ordinati e ben arati e campi con ancora le stoppie del mais. Vie alberate, grandi casolari sparsi e strade panoramiche. Ma soprattutto il Monferrato è la patria del tartufo. E l’autunno è la sua stagione.

E così, secolo dopo secolo, il Tuber magnatum Pico, gioiello nascosto nella terra del Monferrato, patrimonio dell’umanità Unesco, arriva oggi ancora sulle nostre tavole, e diviene simbolo di una dimensione che racchiude ristorazione, ospitalità e autentico modo di vivere italiano e, ovviamente, monferrino.

Ottobre e novembre vedono anche il Monferrato fiorire di appuntamenti imperdibili per eno-gastro-nauti e occasione di scoprire i colori suggestivi dell’autunno di queste colline.

Tanti gli appuntamenti (fiere, mostre mercato, sagre) nazionali e regionali, che divengono un luogo di raccolta dell’antico e suggestivo lavoro di cerca dei “trifulau”, che con i loro fedeli e inseparabili cani “fiutano” i luoghi e le zolle giuste, per rendere i mesi di ottobre e novembre un tripudio di sensazioni olfattive e gustative.

I tartufi, definiti anche “diamanti vegetali”, sono funghi ipogei: nascono, crescono e si riproducono sotto terra. Per proliferare vivono in simbiosi con alberi e arbusti e hanno rapporti nutrizionali con le loro radici.

Hanno la forma irregolare di un tubero, dimensioni variabili da quelle di una noce a quelle di un uovo sino a raggiungere anche quelle di una grossa patata.

Il tartufo assume intensità di aroma e di gusto diverse a seconda dello stadio di maturazione, della consistenza delle sue parti, del terreno e della pianta con cui vive in simbiosi. Tra gli alberi più produttivi si ricordano le querce, i pioppi, i salici, i tigli, i faggi e il nocciolo. Un ruolo determinante per il suo sviluppo è svolto dalla collocazione del terreno e dall’andamento climatico. Preferiscono terreni calcarei, sufficientemente areati, di zone a clima temperato.

Trovare un tartufo è un’impresa ardua e sono solo i trifolao, persone esperte e certificate, che sono in grado di farlo, grazie alla loro conoscenza del territorio e all’aiuto di addestrati cani dal naso finissimo. Una volta che il cane ha scovato il tartufo, il cercatore abilmente lo porta alla luce integro, senza compromettere la nicchia che occupa, spianando il terreno smosso nella speranza che si formino altri tartufi.